La vita psicologica è un intreccio di storie ed è da qui che partono gli psicoterapeuti, aiutano i clienti a iniziare a narrare la propria storia, a trovare il senso delle storie in cui sono invischiati e a liberarsi delle storie distorte che possono essere state loro imposte o che possono aver imparato a raccontarsi (Holmes, 2004).

Queste parole riassumono al meglio quello che accade durante gli incontri di psicoterapia con le persone che ho incontrato e incontro, dove una parte fondamentale è quella di potersi raccontare, vedere e sentire ciò che è la loro storia e i propri vissuti.

Una modalità terapeutica che si riconosce ed identifica nella Terapia Centrata sul Cliente di Carl Rogers, nei suoi due capisaldi:

  • La dimensione fenomenologica, per cui si arriva alla lettura della sofferenza del cliente attraverso i suoi occhi, ovvero lasciando lui come ultimo, assoluto e indiscusso agente significativo sella sua storia, del suo mondo intersoggettivo e dei suoi vissuti:
  • la valorizzazione della relazione terapeutica, basata sulle tre condizioni di congruenza, accettazione positiva incondizionata ed empatia, come strumenti prioritario di cambiamento del cliente.
  • Ne deriva una psicoterapia basata non sull’analisi dei sintomi, ma sulla creazione di uno spazio di ascolto, accoglienza, confronto dialogico: un incontro profondo, volto al comune obiettivo della crescita interiore della persona.

Rogers sulla terapia scrive “è un processo, una cosa in sè, una esperienza, una relazione, una realtà dinamica“. Gran parte del processo terapeutico consiste proprio nella scoperta continua, che il cliente fa, di stare sperimentando sentimenti ed atteggiamenti di cui prima non riusciva a rendersi conti e con non riusciva ad “accettare” come parte di sè.

Rogers afferma di non partire dal pensiero “Io voglio aiutarti“, ma da “Io voglio capirti” e quando possiamo incontrarci l’aiuto accade. E’ nell’incontro nel qui ed ora della relazione, e soprattutto in alcuni momenti particolarmente autentici, che avviene quel qualcosa di significativo per cui l’aiuto accade. L’essenza del processo terapeutico è nel segreto del qui ed ora.

Ciò che è importante è di proporre un incontro dove “l’uomo diventa Io a contatto con il Tu” (Buber, 1993). L’incontro si fonda sulla facilitazione della spinta che è in ognuno di noi, la tendenza attualizzante, che è la capacità innata negli esseri umani di perseguire la realizzazione del loro potenziale.

Il nostro compito di terapeuti sarà più che mai quello di compagni di viaggio e guide silenziose, pronte ad accogliere, valorizzare e restituire ogni minuscolo movimento interiore.  Accogliere è “…. farsi condurre dalle parole dell’altro là dove la parola ci conduce.. ” (Borgna, 2003).

Bibliografia

Borgna, E. (2003), Le intermittenze del cuore, Feltrinelli, Milano

Buber, M. (1923) Io e tu in A. Poma a cura di Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo Edizioni, Milano (1993).

Holmes.J (1993), John Bowlby and Attachment Theory, Routledge, London, trad. It. La teoria dell’attaccamento, John Bowlby e la sua scuola, Raffaello Cortina Editore, Milano (1994).

Rogers, C.R. (1951) Client- centered therapy. Hougton – Mifflin, Boston. Trad.it. Terapia Centrata sul cliente. La Nuova Italia, Roma, 1997.