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Relazioni o connessioni? Nuove Dipendenze tecnologiche

Relazioni o connessioni? Nuove Dipendenze tecnologiche

Il rapporto tra l’uomo e la tecnologia nell’epoca attuale diviene ogni giorno più esteso, complesso e articolato, modifica gli stili di vita e i comportamenti, i modi di sentire e di pensare, influenza le scelte dei singoli e della collettività ed è dunque da ritenere il primo e più importante fattore di mutamento, sociale, culturale e psicologico.

Oggi la tecnologia ha la possibilità di creare mondi, di delineare spazi tra la mente e la realtà, tra la realtà e il sogno ed è per questo che si può parlare di “tecnologia della mente o psicotecnologia” (de Kerckhove, 1995), dal momento che essa amplifica ed estende le facoltà psichiche e sensoriali.

Un numero sempre maggiore di ragazzi si sente oggi sempre più tecnologicamente attratto dalle esperienze che le tecnologie mediatiche consentono di effettuare. Come vere e proprie protesi psichiche, gli strumenti tecnologici attuali consentono di allargare in modo inesauribile le dimensioni dell’esperienza virtuale, dando libero e facile accesso a interi mondo sensoriali, offrono alla mente crescenti opportunità di interagire con realtà non materiali.

Inoltre, non va trascurato il fatto che può essere fonte di piacere e gratificazione non solo il contenuto di una esperienza tecno-mediata ma anche il modo per realizzarla, cioè l’uso dello strumento e il rapporto diretto, tanto che soprattutto negli adolescenti lo smartphone o il Pc tendono ad essere valorizzati e desiderati più di quanto non lo siano le esperienze e la dimensione di comunicazione.

L’emergere di dubbi e preoccupazioni sull’uso delle nuove tecnologie della comunicazione rappresenta un fenomeno psicosociale tutt’altro che nuovo: nel 1930 lo psicologo Gordon Allport aveva espresso qualche titubanza riguardo agli effetti psicologici di un uso eccessivo della radio, così come critiche più intense ci furono negli anni successivi sull’utilizzo della televisione. Oggi si cerca di dare attenzione al rapporto con i dispositivi tecnologici della comunicazione e dell’informazione – televisione, videogame, cellulare, computer e Internet, che posso determinare alla comparsa di condotte disfunzionali, additive e compulsive, che vengono designate con il temine di Dipendenze teconologiche.

Giovani dai 12 anni ai 18 anni passano circa sette ore al giorno a inviarsi sms o a utilizzare Internet, per cui si parla di Net Abusing e di On Line Addiction scrive Marco Longo su Psychomedia, e non solo, il 20% dei bambini delle elementari naviga in Internet e il 75% usano il computer con regolarità, o situazioni come (Hikikomori) dove adolescenti si estraniano dal mondo chiudendosi in casa o nella loro stanza senza riuscire a staccarsi dal pc o a farsi del male se sono costretti a spegnerlo per un po’.

In questo quadro è chiaro che ci si ritrova ad uno scenario di solitudine, nel quale si è connessi ma allo stesso tempo “disconnessi” , a discapito delle vere e autentiche relazioni, si tratta di connessioni che di relazioni come da anni sostiene Bauman. Illusioni di contatto o peggio ancora di controllo dell’altro. Di costruzione di identità immaginarie, di onnipotenza che nascondono   personalità fragili, oltre che la necessità di una soddisfazione immediata ad alcuni bisogni gratificanti.

Dagli studi Fonagy e Target (91) dimostrano che il sistema dell’attaccamento e il sistema della riflessività sia strettamente interrelati e pertanto non solo è più probabile che i genitori con un elevata capacità riflessiva promuovano un attaccamento sicuro nei figli, ma anche che l’attaccamento sicuro rappresenti il precursore fondamentale del consolidamento alla funzione riflessiva e della capacità di giocare con la realtà.  Se un individuo non viene messo nella condizione di maturare il suo Sé psicologico, attraverso il linguaggio delle emozionale e di riconoscimento, potrebbe aver bisogno di creare stati alterati di coscienza, ovvero stati dissociativi, la cui matrice sensoriale ha lo scopo di annullare le percezioni relative alla realtà ordinaria. Le reiterazioni di questi stati s scopo difensivo possono con il tempo, nel corso delle fasi evolutive, costruire la dinamica di base della dipendenza patologica.

In questo quadro, la domanda che ritrovo spesso è come lavorare, come stare con i ragazzi, con i giovani, con quelli che stanno bene, con quelli che stanno male, nella ricerca di nuovi equilibri, nuovi modi di essere. Importante è sviluppare attività di prevenzione, di potenziamento e affinamento delle abilità emozionali, lavorare  sugli stili relazionali mettendo al centro noi stessi e l’altro.