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Le fiabe e le sue paure

Le fiabe e le sue paure

Durante un incontro con i genitori, una madre mi chiese preoccupata se era il caso che continuasse a leggere le fiabe al suo bambino. Trovava che alcune fiabe era come dei racconti “horror”, per esempio in cappuccetto rosso, trovava pauroso leggere del cacciatore che tagliava la pancia della nonna. La cosa mi colpì moltissimo, e mi chiesi ma la fiaba fa paura al bambino o alla mamma? E’chiaro che se per lei era fonte di paura, allora le sue parole sarebbero state nel racconto ricche di ansie e dunque sicuramente il bambino si sarebbe alimentato di parole e paure.

Spiegai che i bambini, ascoltano le nostre parole, ma molto di più la nostra carica emotiva. E come quando diamo loro da mangiare, il rischio se troppo preoccupate sul cibo, rischiamo di dar da mangiare “pane e ansia”.

Quasi tutti i bambini, nel corso della prima e seconda infanzia, hanno paure (il buio, i mostri, gli eroi) ma la vicinanza emotiva dell’adulto può aiutarli a far i fronte e costituisce uno dei primi e più efficaci allenamenti emotivi di ciascuno di noi e viene dotato all’inizio della vita. (A. Pellai).

I bambini potrebbero essere spaventati  dai personaggi delle fiabe, dandogli la percezione che nel mondo nulla è certo e sicuro, ma l’adulto deve imparare a entrare nella mente del bambino e a comprendere che l’oggetto della sua paura non risponde  ai criteri che connotano la logica e il pensiero dei grandi. Il compito di ogni adulto e quelli di aiutarli a sentirsi accolti nelle loro paure e in tutto il loro sentire emotivo, ma allo stesso tempo farli sentire capaci di poterlo attraversare.

Lo sviluppo di una novella narrata a un bambino è un geniale apprendistato emotivo, attraverso il quale si nutre il mondo interiore di un futuro adulto. I grandi scrittori avevano compreso  che la fiaba non era un fine ma un preteso per produrre una cascata alterna di paure e rassicurazioni. Il bambino che ascolta sprofonda nello sconcerto, nel terrore, per poi riemergere nella più gioiosa e spensierata scoperta dell’incanto, del sortilegio, del sollievo. Queste montagne si chiamano emozioni. Per il piccolo si trasformano in altrettante occasioni di crescita. (P. Crepet).

Una crescita, un racconto che può esserci solo attraverso una presenza, una rassicurazione attraverso le parole, la narrazione emotiva, fatta di coccole, di abbracci, di vicinanza, di contatto, di voce ma soprattutto di speranza, non dimentichiamo che le fiabe finiscono sempre con un “e vissero felici e contenti”.

Bibliografia

P. Crepet. Sull’amore. Einaudi, 2016

A. Pellai. L’educazione emotiva. Fabbri Editori, 2016.